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Raccontami una fiaba…

La fiaba, la mitologia, l’astrologia, sono state tra le prime forme di psicologia fin dall’antichità, dove attraverso i simboli, gli archetipi, gli eroi, l’uomo si è sempre identificato per interpretare il suo viaggio e accedere alla sua natura più profonda.

Il potere magico della fiaba sta nella capacità di trasformare l’esperienza di ciò che viene raccontato, in esperienza personale, attraverso l’immedesimazione con personaggi che sembrano muoversi in un percorso scritto proprio per noi, nel momento stesso che l’ascoltiamo. Come nei sogni, entriamo in contatto con la nostra parte più profonda, attraverso i simboli che fungono da ponte tra conscio e inconscio, liberando il potenziale innato.

Ogni personaggio prende vita nella gamma dei nostri “archetipi” personali e ci rappresenta nel nostro viaggio dell’eroe, dove principi, principesse, draghi, fate, streghe e quant’altro ci danno modo di percorrere simbolicamente e “magicamente” le nostre istanze, i nodi, le paure, i desideri, restituendoci un contatto con le nostre motivazioni più creative, espressione vitale della nostra essenza, e riappropriandoci di questi simboli archetipici che ci accompagnano nel viaggio verso noi stessi attraverso la vita.

Dopo questo preambolo voglio condividere un pezzetto di Alice nel mondo delle meraviglie, così come me lo ricordo, senza averlo più letto da anni, ma che in qualche modo è rimasto vivo dentro di me, forse perché rappresenta, simbolicamente, momenti della mia esistenza.

Ispirandomi alla fiaba di Alice

…Alice cominciò a precipitare, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente e precipitava, precipitava… sembrava non dovesse mai finire, sarebbe arrivata al centro della terra? O addirittura sarebbe spuntata dall’altra parte dove le persone camminavano a testa in giù? E lei cosa avrebbe fatto? Poteva mai imparare a camminare a testa in giù? E mentre si poneva tutte queste domande vedeva galleggiare nel buco dove cadeva tutti gli oggetti che le appartenevano, tutti i volti conosciuti, ma non poteva fermarli, lei precipitava più velocemente di loro e li vedeva sparire sopra di lei. Chissà quanto tempo era passato da quando era cominciata a cadere, non poteva rendersene conto, perché era sempre più buio. Forse delle ore, un giorno, o forse solo qualche minuto. Ma che importanza aveva… ad un tratto la corsa si fermò, era atterrata su un manto di foglie e rametti, e non si era neanche fatta male.

Non era più buio pesto, s’intravedeva un leggero chiarore che veniva dal buco di una serratura di una piccola porta, chissà cosa c’era dietro, doveva assolutamente trovare la chiave, ma chissà dove stava? Forse era oltre quella porta che vivevano le persone che camminavano a testa in giù? Doveva assolutamente aprirla, d’altra parte sarebbe stato molto noioso rimanere su quelle foglie…ad un tratto vide finalmente la chiave, stava molto in alto e lei non ci arrivava, ma non si scoraggiò ancora, avrebbe trovato un modo per prenderla, allora finalmente avrebbe aperto quella porticina.
Dunque Alice cominciò a cercare qualcosa per arrivare a prendere quella chiave che stava così in alto, ma non trovava niente in fondo a quel buco, eppure mentre precipitava si ricordava precisamente di aver visto sfuggire fra le sue cose anche un paio di sedie.

Una di quelle sarebbe stata perfetta per arrampicarsi, ma purtroppo doveva farne a meno e non sapeva proprio come fare. Che cosa stupida tenere una chiave così in alto, in questo posto non ci pensano proprio che ci sono anche i bambini? Ad un tratto vide una boccettina con su scritto “bevimi”, ma come fare a fidarsi, e se fosse stato veleno? Ma poi pensò: forse non c’è altro modo. Così delicatamente, quasi con timore, aprì la bottiglietta, chiuse gli occhi e ne ingurgitò il contenuto. Improvvisamente si sentì un po’ strana, il suo corpo cominciò a crescere, e meraviglia, ora era della statura giusta per prendere la chiave! Ma dopo il primo momento di euforia si accorse che sì, ora avrebbe potuto aprire la porticina, ma lei aimè era diventata troppo alta e non ci passava più. Ora cominciava veramente a perdere la pazienza! Ma chi glie l’aveva fatto fare, se non avesse seguito quel Bianconiglio non sarebbe precipitata in quel buco ed ora non si sarebbe ritrovata in questa complicata situazione. Stava tanto bene prima al sicuro nella sua casa! Aveva quasi deciso di arrendersi, oppure di urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, ancora non sapeva bene cosa fosse meglio, quando scorse un biscotto con scritto: “mangiami”. Oh bè, a questo punto sicuramente questa è la soluzione.

E senza neanche chiudere gli occhi se lo mangiò in un istante. In un batter d’occhio tornò ad essere piccolissima. Che bello, ora potrò finalmente passare per la porticina! Ma scoprì una cosa tremenda, era diventata troppo piccola e la chiave in confronto a lei era enorme e non le era possibile neanche sollevarla, figurati metterla dentro alla serratura! A quel punto la disperazione prese il sopravvento e le lacrime cominciarono a sgorgare copiosamente e non si fermavano più. Alice piangeva, piangeva, piangeva… e intorno a lei si formò un lago con le sue lacrime, l’acqua saliva e lei doveva imparare a nuotare, altrimenti sarebbe affogata.

Sentiva che ormai questa volta non ci sarebbe stato più niente da fare. Ma ad un certo punto l’acqua cominciò a fluire fuori dal buco di quella serratura e con essa anche Alice riuscì a passarci attraverso, perché le sue dimensioni ormai glie lo permettevano. Così quando tutto sembrava ormai perduto, Alice si ritrovò finalmente dall’altra parte della porticina.

Un bel prato fiorito si stagliò dinnanzi ai suoi occhi, che meraviglia! Alice si distese fra la fragranza dei fiori, un tiepido sole le accarezzava la pelle e la coccolava dolcemente, una leggera brezza le cantava una ninna nanna e senza accorgersene scivolò in un sonno ristoratore…

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva.

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