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ODISSEO FRAEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. CANTO 5 (seconda parte): ODISSEO RIPARTE DA OGIGIA CON LA SUA ZATTERA.

ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO.
CANTO 5 (seconda parte): ODISSEO RIPARTE DA OGIGIA CON LA SUA ZATTERA.

Odisseo sospinse la sua zattera, opponendosi alle lievi onde che increspavano il mare, una forte emozione lo pervadeva, un misto di eccitazione per la libertà restituitagli, e di timore per quello che doveva ancora affrontare per il suo rientro in patria. Ma il mare profumava di salsedine e i suoi fluttui allegri lo rinfrescavano. Si voltò ancora un attimo per dare un ultimo sguardo a Calipso, alla sua isola, ma non prima di essere abbastanza lontano dalla sua vista, non voleva alimentare in nessun modo una se pur piccola illusione nel suo cuore, che tanto lo aveva amato, al punto da renderlo quasi prigioniero, ammaliato dalla sua carismatica bellezza. Ma ora sentiva come un’impazienza impadronirsi di lui, al ricordo della sua bellissima Sposa… lo avrebbe ancora accolto con amore dopo tutti questi anni? dopotutto nel suo cuore aveva serbato intatto il suo amore per lei. E chissà Telemaco, se lo avrebbe mai riconosciuto….

Il mare era clemente e lui si addormentava in un dondolio leggero in cui si sperdeva nei suoi sogni al confine tra realtà e fantasia. Passarono i giorni e nulla mai mutava, al monotono orizzonte, acqua e solo acqua. I viveri cominciavano a scarseggiare e la noia mista ad un po’ di ansia cominciava a farsi strada.
Erano ormai passate tre settimane, quando una mattina all’alba un gabbiano gli passò accanto in volo, sfrecciando in tutto il suo candore verso la tanto agognata terra. Odisseo si risvegliò dal suo torpore e con tutta la voce che aveva in corpo urlò – “terraaaa!”. Il suono gli uscì quasi goffo, erano giorni che non parlava con nessuno e le sue corde vocali si erano anche loro intorpidite. Ma non abbastanza per il Dio Poseidone, che a questo punto si accorse di Odisseo, e la sua voglia di vendetta, per le vicissitudini che l’eroe aveva inflitto a suo figlio Polifemo, riemersero intatte, e agendo d’impulso con il suo tridente dorato smosse le acque del mare provocando il più temibile dei nubifragi.

Le onde cominciarono ad alzarsi, sempre di più e Odisseo non riusciva più a governare la sua zattera, proprio ora che aveva avvistato la terra. Cercò di contrastare la loro furia e il vento, con tutte le sue forze, ma la potenza lo sovrastò, mandando l’imbarcazione contro uno scoglio a frantumarsi. Con le ultime forze che aveva si aggrappò ad un tronco della stessa, lasciandosi sospingere in mille risucchi. Nel fragore della schiuma, quando ormai stava per cedere, si affidò ad una preghiera disperata, invocando lo spirito di un fiume, la cui foce faceva delta proprio nelle acque tormentate del mare…

Poi gli sembrò quasi di svenire, il ricordo della sua Itaca, i volti amati, i profumi della sua giovinezza, tutto scorreva come in un film e poi svaniva come in un sogno…
Quando si riprese era accasciato sulla spiaggia, il fiume aveva accolto la sua preghiera e lo aveva messo in salvo lungo i suoi argini. Odisseo non sapeva da quanto stesse lì, quasi tramortito, ma stava per tramontare il sole, era nudo, senza né acqua né viveri; il freddo della notte, gli animali selvatici, gli indigeni dell’isola… era ancora in pericolo. Vide poco distante un lussureggiante cespuglio di frutti, ci si trascinò con le ultime energie, al suo interno si creava quasi una piccola capanna, che lo poteva accogliere e proteggere, almeno per la notte. Si rifocillò con i frutti, pensando che solo gli Dei potevano avergli messo a disposizione un tale miracolo. La speranza tornò a sostenerlo e si lasciò andare ad un profondo sonno ristoratore…

Paola Mazzarino, Operatrice Olistica, Consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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