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ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. CANTO 8 e 9: ODISSEO RACCONTA LE SUE AVVENTURE

ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO.  (A cura di Paola Mazzarino)

CANTO 8 e 9: ODISSEO RACCONTA LE SUE AVVENTURE

…Un vociare fuori dal palazzo svegliò Odisseo, la folla si era accalcata incuriosita; girava voce che era arrivato uno straniero dalle eleganti fattezze, ma la cui storia era avvolta ancora nel mistero… intanto Alcinoo aveva già fatto preparare una nave con 52 giovani, che avrebbero accompagnato Odisseo nella sua patria. Ma ancora non si sapeva chi fosse, né quali vicissitudini avesse passato prima di naufragare nella terra dei Feaci. Laodamante, il fratello di Nausicaa, era un po’ geloso di tutte queste attenzioni date a questo straniero, e stentava a capire il motivo per cui glie le avessero accordate. Così, insieme ai suoi giovani amici, lo provocarono a sfidarsi in delle gare di abilità – “se è vero che sei un eroe, facci vedere cosa sai fare, alla tua età ormai…” Odisseo accettò la sfida e superò ogni traguardo, tanto che i ragazzi si dovettero ricredere, e capirono di avere veramente a che fare con un eroe; nessuno aveva mai ottenuto tali risultati nelle competizioni.                                                                                                             Poi si allestì di nuovo un banchetto e un menestrello cominciò a cantare le gesta degli eroi nella guerra di Troia, a quel punto Odisseo non poté più nascondere la sua commozione, le sue lacrime non sfuggirono al Re, che lo invitò a svelare la sua identità e a raccontare la sua storia.

Dunque Odisseo si presentò e cominciò a narrare della partenza da Troia per ritornare ad Itaca, e di come dovette fare scalo, con la sua flotta di 12 navi, ad Ismaro, la città dei Cicoci, per rifornirsi di cibo:

 – “…Purtroppo molti dei miei uomini disobbedirono, saccheggiarono la città e rimasero in piazza ad ubriacarsi e a far baldoria. Così che fummo attaccati, e a malapena riuscimmo a tornare a bordo e a prendere il largo. Ma le perdite furono ingenti, dato che anche gli Dei, infastiditi da tali comportamenti, ci scagliarono addosso una bufera che ci portò fuori rotta, infliggendo ulteriori perdite. Per nove giorni combattemmo con le forti correnti che ci allontanarono sempre più da Itaca. E poi avvistammo la città dei Mangiatori di Loto, nella quale, per la fame, molti dei miei mangiarono questi frutti che toglievano il senno e la memoria, tanto che fui costretto a legarli per poterli portare via. E dopo arrivammo nella terra dei Ciclopi e trovammo una caverna piena di formaggi e latte, tanto da poterci saziare in abbondanza e fare scorta per il resto del viaggio; ma ci imbattemmo in Polifemo, il Ciclope con un solo occhio, che quando si accorse del saccheggio si scagliò contro di noi, uccidendo e mangiando due dei miei uomini, poi ci imprigionò tutti nella grotta e ogni volta che aveva fame ne faceva fuori uno. Eravamo terrorizzati, allora decisi di offrirgli del vino, che ci eravamo portati dietro, e lo feci ubriacare, – “buono il tuo elisir straniero, se me ne dai ancora e mi dici chi sei ti farò un dono” – “mi chiamo ‘Nessuno’, ed eccoti altro vino, ed ora dimmi, quale è il tuo dono?” e mentre l’effetto della sbronza lo stava quasi facendo assopire, disse – “ti mangerò per ultimo, questo è il mio dono…” Allora capimmo che non avremmo avuto scampo, quindi con un palo appuntito e arroventato nel fuoco, lo accecammo mentre sonnecchiava. Divenne una vera furia, come un animale feroce ferito, urlava ai suoi vicini – “aiuto, ‘Nessuno’ mi ha ferito!” E loro rispondevano – “se ‘Nessuno’ ti ha ferito, perché urli allora?” così non lo soccorsero. Cercò poi di bloccare l’uscita della caverna, ma nascondendoci sotto la pancia delle capre, riuscimmo a scappare verso le navi e a riprendere il mare, nonostante lui inveisse contro di noi e alla ceca cercava di colpirci con dei massi scagliati nell’acqua. Poi rivolgendosi agli Dei ci mandò una maledizione, nella quale invocava suo Padre Poseidone a vendicarlo. Ma noi già non lo ascoltavamo più, tristi per la perdita di molti dei nostri amici, ma felici di essere salvi…”

Durante il racconto tutti rimasero a bocca aperta senza fiatare, impazienti di sentire il proseguo. L’eroe prendeva sempre più forma ed il suo fascino cresceva nella corte di Alcinoo, che era davvero onorato di aver prestato ospitalità e aiuto a questo valoroso uomo. Anche Nausicaa attendeva il resto della storia, un po’ in disparte; e se da una parte la sua ammirazione cresceva, dall’altra il personaggio gli sembrava sempre più irraggiungibile. Lei che era poco più che una fanciulla, come poteva pensare che lui potesse sceglierla, anche solo per un momento… e mentre i suoi pensieri le gonfiavano il cuore, Odisseo riprese a raccontare….

 

  Paola Mazzarino, Operatrice Olistica, Consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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