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ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. CANTO 6: NAUSICAA

ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO.
CANTO 6: NAUSICAA

In una tiepida notte estiva Nausicaa dormiva profondamente accarezzata da una piacevole brezza, che si insinuava tra i tendaggi della finestra, portando seco il profumo del mare e delle piante aromatiche. Sognava i suoi fluttui e Atena venirle incontro dal fragore della schiuma marina a dirle di andare in spiaggia con le sue ancelle, di buon’ora, a lavare le vesti nunziali alla foce del fiume. La fanciulla si destò dal suo torpore, con intatta la sensazione del sogno, che pareva volesse preannunciarle un possibile incontro con un principe… fuori stava appena albeggiando, ma silenziosamente indossò una veste leggera, si sistemò le lunghe chiome e piano piano, per non svegliare i suoi genitori (il Re e la Regina) salì nella mansarda dove era custodito, in un baule in legno, il vestito di nozze di sua madre, che avrebbe indossato anche lei quando sarebbe stato il momento. Era riposto fra i mazzetti di lavanda e conservava ancora tutto il suo splendore. Prese un telo di lino e ce lo avvolse e con circospezione, varcando la porta di servizio sul retro del palazzo, si diresse con un’emozione innocente verso la spiaggia. Le sue ancelle pensarono che Nausicaa volesse passare la giornata al fiume, come facevano di consueto il giorno del bucato, che diventava anche un’occasione per divertirsi e raccontarsi i tumulti interiori che invadevano i loro cuori di adolescenti. Presero le loro ceste dei panni, una palla per giocare e seguirono la principessa in silenzio, era più presto del solito e il chiacchiericcio avrebbe potuto svegliare la corte.
Nausicaa percorreva il sentiero scalza e nel suo incedere sui ciottoli lisci, assaporava l’aria fresca del mattino e il canto del mare che si udiva in lontananza. Posarono le loro ceste vicino all’argine del fiume e si distesero fra l’erba a guardare l’immensità del cielo, tinto di un timido azzurro mattutino che scansava la notte appena passata. Le fanciulle si lasciarono andare alle loro confidenze, tranne Nausicaa che voleva celare nel suo cuore il messaggio di Atena, temeva che svelandolo potesse perdere il fascino di un mistero a cui lei stessa non sapeva se credere e che le parole potessero renderlo persino banale. Ma l’allegrezza delle sue compagne era contagiosa, come poteva esserlo la spensieratezza della loro giovane età, e cominciarono a lanciarsi la palla tra risate, gridolini di gioia ed eccitazione, dimentiche di ogni loro piccolo turbamento. Un tiro un po’ più lungo e la palla andò a cadere fra i rami di un grande cespuglio, proprio quello dove Odisseo aveva trovato rifugio durante la notte, dopo il naufragio.
Si svegliò bruscamente, quasi spaventato e disorientato, non sapeva bene dove stava, le voci delle fanciulle gli arrivavano ancora indistinguibili e ne ebbe quasi timore. Tentò di sporgere leggermente la testa fuori, per vedere dove si trovava e di chi fossero quelle voci, ma pur non volendo fu subito scorto dalle fanciulle che si erano dirette verso la pianta per recuperare la palla. Si misero subito ad urlare spaventate, lui di certo doveva avere un aspetto da selvaggio, coperto di sabbia e salsedine, con lunghi capelli, la barba incolta e senza vestiti; tutte fuggirono, tranne Nausicaa che scorse nello sguardo di quell’uomo tanta sofferenza ed un umile supplica… si rammentò del sogno, anche se non le pareva possibile collegarlo a quell’uomo derelitto, ma sentì una nobiltà d’animo in lui che la spingeva ad aiutarlo. Del resto l’ospitalità era sacra e non avrebbe di certo sbagliato.
Odisseo parlò – “non spaventarti dolce fanciulla, sono solo un naufrago che tentava di tornare alla sua patria, ma Poseidone ha scagliato la sua ira su di me, aizzandomi contro le onde, ma se tu e la tua famiglia mi ospiterete avrò modo di raccontare le mie disavventure. Ma dimmi in che terra sono approdato e qual è il tuo nome?” – “straniero, non stancarti nel parlare, non vedi che le tue forze stanno allo stremo, permettici di lavarti e rivestirti e di offrirti un pezzo di pane della nostra colazione” – “sensibile fanciulla, non voglio che le tue ancelle si spaventino oltremodo, lasciami qui vicino l’occorrente per fare da solo”.
Nausicaa posò fra l’erba il sapone, degli oli profumati e degli unguenti per lenire la pelle arsa e bruciata dal sole, e delle vesti bianche. Poi si allontanò per non imbarazzare lo straniero e tornò dalle sue ancelle ad aspettare. I minuti passavano e sembravano lunghissimi in questa trepidante attesa, accompagnata dall’incessante chiacchiericcio delle ancelle.
Odisseo riemerse dopo quasi un’ora, in tutto il suo splendore, il suo corpo stanco, mostrava ancora tutto il suo valore. Le ragazze si ammutolirono stupite e ancora Nausicaa gli andò incontro incantata porgendogli del pane ed una ciotola di latte fresco. Ricordò ancora più nitidamente le parole di Atena venutagli in sogno. Dunque era destino che lei incontrasse quell’uomo… Si guardarono per un attimo negli occhi…
– “ma dimmi chi sei dolce e bellissima fanciulla?” – “mi chiamo Nausicaa e sono la figlia di Alcinoo, Re dei Feaci… Chiunque tu sia, se sei un naufrago, vieni con noi a palazzo e di certo i miei genitori ti aiuteranno a tornare alla tua patria, ma seguici a distanza, sarebbe disdicevole vedere una principessa accompagnata da uno straniero”. Lo disse con tutto il candore e l’innocenza di una fanciulla e con una gentilezza così semplice e naturale che colpì particolarmente Odisseo. S’incamminarono a distanza verso il Palazzo, Nausicaa era pensierosa, doveva ancora decifrare il messaggio del sogno, sarebbe stato lui il suo sposo? ma se era desideroso di tornare alla sua terra, non sarebbe stato possibile, e poi era di molto più grande di lei… ma tutti questi discorsi non servirono a ridimensionare il fascino che l’uomo aveva esercitando su di lei, il suo cuore ne era rimasto già catturato, o la suggestiva influenza di Atena stava condizionando le sue emozioni? Non poteva ancora capirlo, ma nel suo cuore un’emozione prendeva forma…

Paola Mazzarino, Operatrice Olistica, Consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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