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Raccontami una fiaba… Ricordi del Mago di Oz: 5° puntata a cura di Paola Mazzarino

Ricordi del Mago di Oz: 5° puntata a cura di Paola Mazzarino

Il campo di Papaveri e il suo potere inebriante…

… fu presto giorno ed era tempo di rimettersi in cammino. Dorothy si era accorta che il sentiero proseguiva verso un prato pieno di fiori colorati, era un vero spettacolo, di cui non si era accorta la sera prima, sia per la stanchezza, sia per l’imbrunire dell’ora tarda. Caricarono le poche cose che avevano e si avviarono. I viveri nel cestino erano finiti da un pezzo. Fortunatamente quella zona era ricca di alberi da frutta di ogni tipo. I fiori si facevano sempre più fitti, tanto da non intravedere nemmeno più il verde del prato. Un manto colorato a perdita d’occhio dalle tinte tenui e i profumi delicati ed inebrianti. Era una gioia per la vista, i pensieri si riempivano di sogni ed immaginazioni. Andando avanti nel paesaggio cominciavano a spiccare alcuni papaveri, che con il loro rosso scarlatto interrompevano la monotonia delle tinte pastello. Dapprima sporadici, poi mano, mano sempre più fitti, il rosso scarlatto prese il sopravento. Si trovavano nel mezzo di un immenso campo di papaveri dall’odore intenso e soporifero. Tutti, tranne Dorothy e Toto, sapevano che era molto pericoloso addormentarsi fra i papaveri, perché il loro profumo penetrante era anche velenoso, e da quel sonno si poteva anche non risvegliarsi mai più.
Dorothy e Toto cominciarono già a sbadigliare e anche il leone aveva le palpebre pesanti. Lo spaventapasseri e il boscaiolo, non essendo umani, non si potevano addormentare, ed erano abbastanza lucidi da capire in quale pericolo si trovassero. Non si vedeva la fine del campo, da quanto era grande! – “leone” disse lo spaventapasseri – “corri a più non posso, fino a quando non ci sono più papaveri, perché sei talmente pesante che se ti dovessi addormentare qui, non sapremmo come tirarti fuori”. Il leone cominciò a correre fino a quando sparì alla vista, il prato in fondo faceva una certa curva e se ne poteva solo indovinare la fine. Nel frattempo, come ci si poteva aspettare, Dorothy e Toto furono vinti dal sonno e dormivano beati, sprofondati fra i fiori. Era persino bello, pensò il boscaiolo, vederli così rilassati immersi nel rosso dei papaveri, veniva quasi voglia di ritrarli per imprimere nella memoria quell’immagine che gli suscitava una certa emozione ed un senso di nostalgia non ben definito. Ma non c’era tempo, pensò lo spaventapasseri, che era un tantino più realista e non si perdeva in pensieri romantici. Quindi si caricarono la bambina e il cagnolino in braccio e si affrettarono a portarli fuori dal campo. Ci misero un bel po’, camminarono almeno per un chilometro prima di esserne veramente fuori e quando finalmente arrivarono sul prato solo verde, lontano dai fiori, posarono delicatamente in terra i due addormentati. Ma proprio al limitare del campo, si accorsero con sommo stupore, che il leone non ce l’aveva fatta. Si era addormentato proprio sul confine. Pensare che gli sarebbero bastati solo pochi metri per esserne fuori. Ed ora come avrebbero potuto fare per salvarlo?
Si sedettero accanto a Dorothy, che ancora dormiva, a riflettere, quando improvvisamente videro un grosso gatto selvatico tutto giallo inseguire una piccola topina terrorizzata. Il boscaiolo che non sopportava nessun tipo di sopruso, senza neanche pensarci, d’istinto scagliò l’ascia contro il gattone, che per fortuna lo sfiorò soltanto, ma si spaventò talmente tanto da darsela a gambe verso il campo di papaveri. Magari un bel sonnellino gli avrebbe fatto passare la voglia d’inseguire piccole creature indifese! La topolina ansimante si sedette a terra per riprendersi. Aveva una graziosa corona d’oro sulla testa, incastonata di luccicanti pietre preziose. Lo spaventapasseri capì che doveva essere un personaggio importante. Intanto Toto, destandosi, cominciò ad abbaiare alla povera topina, già abbastanza spaventata. Ma il boscaiolo lo azzittì subito con la sua grande mano di latta. – “chi sei?” le domandò – “sono la regina del popolo dei topi e voi mi avete salvato la vita. Se non fosse stato per voi il mio popolo avrebbe perso la loro sovrana. Quindi desidero ricambiare. Cosa posso fare per voi?” il boscaiolo e lo spaventapasseri si guardarono perplessi, tutti e due avevano un solo pensiero: come salvare il leone. – “quanto è numeroso il tuo popolo?” chiese lo spaventapasseri – “bè, siamo in migliaia” – “allora forse ce la possiamo fare! Falli venire tutti qui con delle corde, così proviamo a trascinare il leone dormiente fuori dal campo”. La regina fece uno strano quittìo e in breve, da ogni lato, arrivarono eserciti di topi di tutte le taglie, ognuno con il suo pezzo di corda. Intanto il boscaiolo, ovviamente sotto suggerimento dello spaventapasseri, costruì un carretto di legno dove issare il leone, per trascinarlo con più facilità. Nel frattempo, con tutto questo trambusto, anche Dorothy si svegliò e rimase tra il confuso e lo stupito per un bel po’, prima che potesse realizzare cosa stesse succedendo. I suoi amici e l’esercito di topini riuscirono a caricare il leone sul carrello e a trascinarlo in salvo, lontano dai papaveri. Dorothy era ancora lì, con gli occhi assonati e increduli, quando la reginetta si avvicinò e porgendole la mano disse – “salve, io sono la regina dei topi, i suoi amici mi hanno salvato la vita dal gattone giallo ed io, con il mio popolo, abbiamo ricambiato, traendo in salvo il leone. Lei come sta?” Dorothy, non appena apprese di avere davanti una regina, si alzò e con un inchino disse – “oh bene, grazie Maestà. Vi ringrazio infinitamente per aver salvato il mio amico leone, senza di lui non sarebbe facile arrivare alla città di Smeraldo, con tutti i pericoli che ci sono!” – “ah, quindi andate da Oz?! Bè ricordatevi che qualsiasi difficoltà incontriate, chiamateci pure, saremo ben lieti di aiutarvi ancora”. Si fermò ancora un attimo a ringraziare e a salutare e si accomiatò con tutti i topini che la seguirono in fila.
Dorothy li guardò allontanarsi lungo il prato, verso la linea dell’orizzonte. Un’altra giornata era passata e i colori del tramonto esplodevano nel cielo. Lei non era per niente stanca, dopo tutto quel dormire, ma i suoi amici erano esausti. Il leone ancora ronfava e chissà per quanto tempo! Non rimaneva altro che attendere il nuovo giorno per rimettersi in cammino. Il sole intanto scendeva ad ovest, verso la città di Smeraldo, e la luna, in contemporanea, sorgeva piena ad est, verso il campo di papaveri, conferendogli una luce argentea, che faceva apparire i fiori più scuri, quasi plumbei.
I suoi pensieri rimasero a scorrere per buona parte della notte, sgranocchiò anche una mela per passare il tempo, ma alla fine si lasciò andare di nuovo al sonno, quando ormai mancava poco all’alba. I suoi sogni furono molto colorati e fantasiosi, pieni di esseri alati che volavano sul mare con le onde spumeggianti che si infrangevano su spiagge dorate… l’effetto dei papaveri aveva liberato la fantasia…

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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