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Raccontami una fiaba… Ricordi del Mago di Oz: 4° puntata a cura di Paola Mazzarino

Ricordi del Mago di Oz: 4° puntata a cura di Paola Mazzarino

L’incontro con il Leone che si unisce alla combriccola, alla volta di nuove avventure…

… Una leggera nebbiolina si poggiava delicatamente sul filo dell’erba, rendendo il paesaggio un po’ grigio ed ovattato. La radura era immensa, contornata da filari di alberi che preannunciavano un altro fitto bosco. L’erba era alta e ondeggiava con il vento. S’intravedevano a stento i sassi verdi del sentiero. C’era una sensazione di ampio respiro lì, e troppa quiete rendeva l’atmosfera quasi surreale. Camminavano in silenzio, in fila indiana, forse chiedendosi quale sarebbe stata la prossima tappa, ma senza neanche preoccuparsene troppo, come se ci fosse tra loro una tacita certezza che in qualche modo se la sarebbero sempre cavata, una sorta di affidamento, dettato anche dal fatto che Dorothy, avendo eliminato la cattiva strega dell’est, godesse in qualche modo di una certa protezione divina. I loro pensieri vagavano e s’intrecciavano lungo la prateria, ma ad un tratto un’insolita ansia s’impadronì di Dorothy, come un presentimento. C’era troppo silenzio, non era normale non sentire neanche il cri, cri dei grilli o il cicalio delle cicale.
All’improvviso da dietro un cespuglio spuntò un enorme leone che, con il suo ruggito potente e le sue fauci spalancate, fece volare in aria sia lo spaventapasseri che il boscaiolo. Toto cominciò ad abbaiare e a ringhiare con tutta la voce che aveva in corpo e il leone ammiccò un altro mezzo ruggito, ma prima che potesse riaprire le sue fauci, Dorothy gli tirò un pugno sul muso inveendogli contro – “vigliacco che non sei altro!! Tu, così grande e grosso che te la prendi con un piccolo cagnolino!” Il leone rimase lì, con la bocca mezza aperta per lo stupore. Come aveva fatto questa bambina ad accorgersi che lui era un vigliacco? Un lacrimone gli scese lungo la gota fin sul muso e poi un altro e un altro ancora. – “per l’amor di dio!” disse il boscaiolo che intanto si era rimesso in piedi e aveva osservato la scena ad una giusta distanza di sicurezza – “non vorrai mica allagare la radura con i tuoi lacrimoni?! A me basta pochissimo per arrugginirmi!” – “perché mai piangi?” disse lo spaventapasseri, che intanto si era avvicinato, avendo ormai capito che non poteva esserci nessun pericolo – “piango perché è vero che sono un vigliacco; io ho una grande paura di tutti e quindi ruggisco, e questo fa scappare chiunque. Ma poi così rimango sempre solo e per giunta impaurito! È la prima volta che qualcuno mi affronta e capisce che sono un vigliacco. Sono un leone senza coraggio, cosa posso fare?!” Il boscaiolo si commosse a vedere quel leone piangere e dovette trattenere le lacrime per paura di arrugginirsi. Lo spaventapasseri se ne stava in disparte a riflettere, mentre Dorothy consolava il leone e gli raccontava lo scopo del loro viaggio. Poi ad un tratto esclamò – “potresti venire con noi alla città di Smeraldo! Oz potrebbe darti il coraggio” – “davvero pensi che potrebbe?” – “bè, se può far tornare Dorothy e Toto nel Kansas, dare un cuore al boscaiolo e un cervello a me, sicuramente potrà dare il coraggio a te” – “giusto!” esclamarono tutti in coro. Il leone non era sicuro di aver capito bene la questione del cuore e del cervello, ma tutto sommato gli sembrava un’ottima proposta. Così la piccola combriccola si rimise in viaggio.
Dorothy, ora che c’era il leone, anche se lui diceva di non avere il coraggio, si sentiva più sicura e sapeva che avrebbero superato qualsiasi ostacolo. Alla fine della radura si trovarono di fronte ad un profondo burrone che li separava dal bosco, dove proseguiva la strada di sassi verdi. In fondo al crepaccio c’erano degli animali morti, forse nel tentativo di saltare erano precipitati. Dorothy si sentiva persa, come potevano proseguire? Il boscaiolo si commosse nuovamente alla vista di quelle carcasse, ma lo spaventapasseri, non perdendosi d’animo suggerì una soluzione – “leone, tu sei grande grosso e agile e sei l’unico che può farcela a saltare dall’altra parte. Potresti prenderci in groppa uno per volta e portarci dall’altra parte. Che ne dici?” Il leone che non voleva assolutamente deludere la sua nuova stramba famigliola, si fece coraggio e con un balzo, ad uno, ad uno, riuscì a portare tutti dall’altra parte. Poi s’imbatterono in terrificanti mostri, “i Kalidah”, che avevano il corpo di un orso e la testa di una tigre. Per fortuna lo spaventapasseri ebbe la brillante idea di far tagliare al boscaiolo un lunghissimo tronco che posero come ponte su un secondo burrone enorme. Così poterono attraversalo in fretta e quando sopraggiunsero i kalidah, che li stavano inseguendo, il boscaiolo con un colpo d’ascia tagliò il tronco, facendo precipitare tutti i mostri nella voragine. E ancora arrivarono sulle sponde di un fiume. Come guadarlo? Anche lì fu sempre lo spaventapasseri a trovare la soluzione. Propose al boscaiolo di tagliare della legna per costruire una zattera per attraversarlo. Alla fine, dopo varie peripezie per contrastare le rapide, lo spaventapasseri cadde in acqua, ma fu tratto in salvo da una cicogna buona, e riuscirono ad arrivare sani e salvi sull’altra sponda. Erano veramente esausti, il percorso quella giornata era stato davvero accidentato, pieno d’imprevisti, pericoli e forti emozioni! – “per oggi può bastare” disse Dorothy stendendo la sua coperta sotto un albero – “passeremo la notte qui con un bel fuoco che ci scalda e domani proseguiremo”. Nessuno di certo si oppose, anche se lo spaventapasseri manifestò una certa apprensione per il fuoco, sarebbe bastata una piccola scintilla per mandarlo in fumo. Quindi si mantenne a debita distanza.
Stesa su quel prato con una fresca brezza che le carezzava il viso, Dorothy si godeva il tramonto sulle rive del fiume, sgranocchiando una mela dell’albero. Chiuse gli occhi beandosi di quel riposo e rifletté sul fatto di come proprio lo spaventapasseri, che non aveva cervello, avesse sempre trovato le soluzioni per superare gli ostacoli; e come il boscaiolo si commovesse ad ogni emozione, facendoli sentire più partecipi, proprio lui che non aveva il cuore; e come il leone avesse affrontato tutte le sfide che si erano poste, proprio lui che non aveva coraggio! Tutto sommato il suo desiderio di ritornare nel Kansas aveva fatto sì che tutti questi personaggi avessero in qualche modo attinto alle proprie risorse per raggiungere il loro obbiettivo. Sarebbero arrivati alla città di Smeraldo già così motivati, che forse Oz non avrebbe neanche capito la ragione della loro visita. Ad ogni modo, anche se gli altri apparentemente avevano già acquisito le qualità che andavano cercando, lei no; lei doveva comunque trovare il modo per tornare a casa, e non era mica una cosa facile. Lei ancora non riusciva ad immaginare come.
Chiuse gli occhi e si addormentò con Toto fra le braccia.

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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