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Raccontami una fiaba… Ricordi del Mago di Oz: 3° puntata, a cura di Paola Mazzarino

Ricordi del Mago di Oz: 3° puntata a cura di Paola Mazzarino

Proseguiamo con il cammino di Dorothy, alle prese con l’incontro con il boscaiolo di latta….

… Un raggetto di luce un po’ dispettoso fece capolino dalla finestra, indugiando un pochino sul viso di Dorothy, destandola da un sonno profondo al quale si era abbandonata. Dapprima si guardò intorno un po’ disorientata, le ci volle un attimo per rammentare dove si trovava. Toto si era accucciato vicino allo spaventapasseri, ritenendolo evidentemente un morbido giaciglio. Il suono di un ruscello la richiamò fuori, sulla riva; sentiva il bisogno di rinfrescarsi e dissetarsi. Poi si sedette su una grande pietra liscia, lì in mezzo al bosco e respirò profondamente quell’aria fresca, profumata di resine e muschio. Si sentiva così bene, rilassata, sentiva un senso di pienezza e beatitudine; sarebbe rimasta lì per sempre. Spezzò un pezzetto di pane e anche quel gesto le sembrò così carico di ritualità ed eternità, racchiuso in un attimo magico, che si dissolse però presto, cedendo il posto ad una sensazione di provvisorietà che ruppe l’incantesimo.
Le tornò alla mente il suo Kansas, gli Zii e il motivo del suo viaggio verso la città di Smeraldo. Ma lì si stava così bene! L’unica cosa era che il cibo nel cestino cominciava a scarseggiare e questo la spingeva a rimettersi in viaggio.
Mentre era immersa nei suoi pensieri, udì un lamento provenire dal bosco. Chiamò i due suoi amici e con circospezione vi si addentrarono. Ai bordi di una radura trovarono uno strano personaggio, era di certo un boscaiolo, perché aveva un’ascia sospesa a mezz’aria, come nel gesto di tagliare un ramo, che non aveva potuto finire di compiersi. Era immobile, pietrificato, riusciva appena ad articolare alcune flebili parole. Si avvicinarono di più, data la difficoltà a capire cosa dicesse e Dorothy constatò che quell’uomo era di latta. – “Ti prego” diceva la vocina – “prendi l’oliatore che sta nella mia capanna e ungimi le giunture, in modo che io possa di nuovo muovermi. Si sono arrugginite a seguito di un temporale che mi ha colto inaspettatamente”. Dorothy si precipitò a prendere l’olio per sbloccare il povero boscaiolo che piano, piano, sgranchendosi un pezzo alla volta, riprese possesso dei suoi movimenti rimasti a lungo bloccati.
Gli raccontarono dove erano diretti e il motivo del loro viaggio, e che dovevano salutarlo perché si era fatto tardi, e la strada era ancora lunga. – “vorrei venire anch’io con voi… chissà se Oz può darmi un cuore?” – “perché mai non dovrebbe, se può dare un cervello a lui, non vedo perché non possa dare un cuore a te”. – “Perché?”, chiese lo spaventapasseri, – “il cervello già ce l’hai?” Come se fosse la cosa più vitale da avere. – “No, però per me è più importante avere il cuore. Senza cervello posso stare, ma senza cuore tutto è inutile!”. Lo spaventapasseri rimase un po’ perplesso… – “ora ti racconto la mia storia”, disse il boscaiolo, – “così potrai capire:
Tanto tempo fa ero un uomo in carne ed ossa, come tutti gli altri, e m’innamorai perdutamente di una bellissima fanciulla del paese. Andai dal padre per chiedere la sua mano, ma lui mi disse che solo quando avessi costruito una casa più grande, si sarebbero potute celebrare le nozze. Cominciai da subito a lavorare instancabilmente; tagliavo tutto il giorno la legna per costruire questa bella casa. Ma in realtà il padre della fanciulla prendeva tempo; era rimasto vedovo e se la figlia se ne fosse andata non avrebbe avuto più nessuno che gli tenesse compagnia e lo accudisse. Così decise di recarsi dalla famosa Strega dell’est per chiedere un incantesimo. La Strega mandò una maledizione alla mia ascia, che ogni volta che tagliavo la legna per costruire la casa, si girava verso di me senza che io potessi trattenerla, e mi amputava qualcosa. Iniziò con una gamba, ma io andai dal mio amico fabbro e me ne feci fare un’altra di latta e senza perdermi d’animo andai avanti con il lavoro; allora mi fece saltare la seconda gamba, ed io ancora prontamente me la feci rifare dal fabbro. E così pure un braccio e poi l’altro e poi la testa! Addio cervello!! Ma c’era ancora il cuore e quello mi dava la forza di andare avanti, perché c’era tanto amore che mi motivava. Alla fine mi amputò anche il torace e il mio cuore saltò e con lui tutti i miei sentimenti. Il fabbro mi sostituì anche l’ultimo pezzo, ma ormai non c’era più amore, ed io non trovavo più una spinta a continuare, così abbandonai tutto. Rimasi a vivere nella mia capanna e la mia armatura di latta che dapprima mi sembrava scintillante, dopo che fu privata anche dell’amore, mi parve goffa ed insignificante e in più con l’incombenza di doverla oliare periodicamente. Vendevo legna per vivere, ma senza nessuna gioia…”. A Dorothy, che aveva ascoltato attentamente la triste storia del boscaiolo, le erano venute le lacrime agli occhi – “ma ora la fanciulla dov’è?” – “sicuramente starà ancora lì con il padre. Non so neanche se mi aspetta più, ormai…”. Lo spaventapasseri continuava ad essere perplesso – “ma scusa” disse – “ma come si fa senza cervello a capire che si è innamorati?” – “non c’è bisogno del cervello per capire le ragioni del cuore; quindi io chiederò un cuore ad Oz e tornerò da quella fanciulla!” – “io preferisco avere un cervello, che me ne faccio di un cuore se non capisco…”. – “Bè, ora basta!” esclamò Dorothy, che cominciava a perdere la pazienza con tutti quei discorsi complicati, – “è ora di rimettersi in viaggio, prima che si faccia tardi”.
Tornarono sulla strada lastricata di pietre verdi e ripresero il cammino in silenzio. A volte bisognava passare nel fitto della vegetazione, ma per fortuna c’era il taglialegna a liberare la strada con la sua ascia. Dorothy ogni tanto ripensava alla discussione tra lo spaventapasseri e il boscaiolo… e lei che aveva sia il cuore che il cervello era sicura di sapere quello che voleva? Intanto uscirono dal fitto del bosco e una verde radura si stagliò dinnanzi a loro…

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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