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Raccontami una fiaba… Ricordi del Mago di Oz: 13° puntata a cura di Paola Mazzarino “Una mongolfiera per tornare a casa”

Raccontami una fiaba…

Ricordi del Mago di Oz: 13° puntata a cura di Paola Mazzarino

“Una mongolfiera per tornare a casa”

Lo spaventapasseri, il boscaiolo ed il leone si aggiravano per la reggia felici come non mai, avevano finalmente ottenuto da Oz quello che desideravano da tanto tempo. Lo spaventapasseri osservava i suoi pensieri fluidi e fantasiosi, ma preferiva non esprimerli, per il timore che dandogli voce potessero apparire banali; il boscaiolo percepiva una nuova gioia nel suo cuore, fatta di sentimenti più teneri e delicati, ancor più di quando non era ancora di latta; il leone si sentiva una tale energia che era pronto a partire per qualsiasi avventura sfidando ogni ostacolo con coraggio; Dorothy era l’unica ad essere triste, anche se non voleva mostrarlo, per non turbare questo momento di vittoria dei suoi amici. Passeggiava nello stupendo parco della reggia con il piccolo Toto, in mezzo ad una lussureggiante vegetazione e graziose fontane zampillanti, ma la sua malinconia non le consentiva di godersi la meraviglia di cui era circondata. Passava lì in mezzo come ceca, come sorda. Erano passati tre giorni da quando Oz si era ritirato nelle sue stanze a riflettere per una soluzione che le consentisse di ritornare a casa, e nessuno poteva disturbarlo. Alla mattina del quarto giorno, quando ancora si attardava nel tepore del letto indovinando il clima del giorno dalle griglie delle imposte socchiuse, bussarono alla sua porta; Toto fece un balzo dalla sua cuccetta, intrufolandosi nel letto di Dorothy. – “avanti” – “buongiorno signorina” esordì la fanciulla verde con un vassoio in una mano, con apparecchiata sopra una gustosa e sontuosa colazione ed un grazioso vestito verde che profumava di bucato, nell’altra mano. – “il grande Oz la attende fra un’ora in punto nella sala del trono, vuole parlarle”. Il cuoricino di Dorothy fece un balzo, si alzò dal letto come una furia, saltando felice per la stanza, spalancò le imposte e salutò gli uccellini mentre addentava un biscotto e a tratti sorseggiava il latte caldo, nel mentre che si lavava e vestiva. Toto la guardava un po’ frastornato, non aveva mai visto Dorothy così euforica. Mentre si pettinava davanti allo specchio ad un tratto un pensiero le attraversò la mente: e se Oz avesse voluto vederla per dirle che non aveva trovato nessuna soluzione? Vide il suo visino adombrarsi nello specchio. No, non doveva neanche sfiorarla questo pensiero: devo essere positiva e riporre la mia fiducia in Oz, anche se non è un grande mago come ci voleva far credere, è pur sempre una brava persona che ha preso a cuore il mio caso. Si stava facendo tardi, diede una spazzolata a Toto mentre finiva le sue crocchette e chiamò l’ancella per farsi accompagnare da Oz. – “buongiorno mia cara, entra, entra. Ho delle buone notizie per te”. Dorothy tirò subito un sospiro di sollievo. – “per tornare verso il Kansas bisogna attraversare il deserto e l’unico modo per farlo è volando, d’altra parte sia io che te siamo arrivati fin qui in volo, tu con un ciclone ed io con un con un pallone volante. Quindi direi che se ci diamo da fare possiamo costruire una nuova mongolfiera e salpare al più presto” – “quindi tu verresti con me?” – “certo mia cara, sono stufo di stare chiuso in queste stanze facendo finta di essere un mago. Sì è vero, il popolo mi ama e ho realizzato tante cose in questa città, rendendola fiorente, ma ora mi annoio e prima che la gente scopra che non sono un mago preferisco uscire di scena. Voglio tornare dalle mie parti e rimettere su un circo tutto mio, ho in mente dei nuovi spettacoli che penso possano riscuotere un certo successo. Bene! Detto questo direi di metterci subito all’opera. Mi sono fatto portare queste stoffe verdi che noi ora cuciremo insieme per comporre il pallone della mongolfiera, poi ci legheremo una grossa cesta di vimini che fungerà da navicella, quando saremo pronti, basterà accendere un bel fuoco per fare entrare l’aria calda nel pallone, che si gonfierà e prenderà il volo verso le nostre terre”. Dorothy vide una tale convinzione e competenza in quello che diceva Oz che non poté fare altro che affidarsi. Passarono tre giorni a cucire lembi di stoffe dalle varie tonalità di verde, poi con delle robuste corde assicurarono la grande cesta al pallone, infine con altre funi la ancorarono con dei picchetti piantati a terra, in modo che ci fosse il tempo di fare entrare il calore nel pallone, senza che prendesse il volo prima che ne avesse immagazzinato a sufficienza.
Arrivò il giorno della partenza e tutto il popolo era venuto ad assistere. Con la legna che il boscaiolo aveva tagliato nel frattempo, accesero un gran fuoco nella piazza principale della città; Oz salì a bordo annunciando che sarebbe andato a trovare un suo fratello sulle nuvole, ma che sarebbe tornato presto e che consegnava la gestione della città al buon spaventapasseri. Intanto Dorothy salutava i suoi amici con le lacrime agli occhi. Il pallone si gonfiava sempre più e le funi che lo ancoravano ai picchetti a terra erano sempre più tese. – “sbrigati Dorothy! le corde non reggono più, la pressione è fortissima, il pallone potrebbe spiccare il volo da un momento all’altro …” – “non trovo Toto …”. Il cagnolino era corso dietro ad una micetta in mezzo alla folla. Quando finalmente lo recuperò, corse verso la mongolfiera, ma le funi che da un po’ tiravano, non ressero più e si spezzarono, liberando il pallone, che aimè si alzò in volo senza la piccola Dorothy, e per dipiù il suo zaino era rimasto a bordo. – “aspettami, torna indietro, non puoi lasciarmi qui!” urlò Dorothy disperata, – “non posso sfidare le leggi della fisica, mia piccola. ARRIVEDERCIiiii …”. intanto la sua voce si faceva sempre più lontana e la mongolfiera divenne presto un puntino alto nel cielo. Dorothy rimase lì pietrificata per un tempo imprecisato, i suoi pensieri sembravano essersi fermati e tutte le persone cercavano di farle un cenno di affetto e comprensione per consolarla. Poi piano, piano si riprese, andò verso i suoi amici e disse – “forse doveva andare così, non è questo il modo per tornare a casa, forse devo ancora portare a termine delle cose qui, ho voluto essere troppo precipitosa e forse anche questa volta Toto in qualche modo ha svolto una funzione di protezione, lui sa sempre cosa è meglio, ha più istinto di tutti noi messi insieme”. Toto guardò Dorothy con un musetto accattivante, – “metti che il pallone non arrivi mai a destinazione, mi sarei trovata in serie difficoltà. Per attraversare il deserto non posso affidarmi alla prima idea bizzarra, devo proteggere la mia vita e soprattutto devo farcela con le mie forze”. Detto questo riacquistò in viso un po’ di colorito e un tenue sorriso e tutti ne furono sollevati.
Di Oz non se ne seppe più nulla e anche se lo spaventapasseri era un buon governatore, la memoria del grande Mago rimase sempre nel cuore del suo popolo.
Dorothy ritornò nella sua stanza, era stata una giornata faticosa e piena di emozioni, desiderava solo riposarsi. Fortunatamente l’ancella le fece trovare dei nuovi vestiti, dato che i suoi erano nello zaino che aveva caricato sulla mongolfiera. L’indomani avrebbe cominciato a riflettere con calma su come ritornare a casa, forse prima doveva ritrovare un po’ di serenità e ricaricarsi in questa meravigliosa città che ancora non aveva visitato per bene e che poteva offrirle tanti stimoli. Era una tappa necessaria che le dava l’opportunità di trovare una soluzione più consapevole e a sua misura … gli occhi le se chiusero e scivolò nel sonno.

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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