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Raccontami una fiaba… Ricordi del Mago di Oz: 12° puntata a cura di Paola Mazzarino “Lo smascheramento del Mago”

Raccontami una fiaba…

Ricordi del Mago di Oz: 12° puntata a cura di Paola Mazzarino

“Lo smascheramento del Mago”

… Dorothy suonò il campanello con una certa emozione, sentì dall’altra parte i vari giri di chiavi e chiavistelli e finalmente il portone si aprì. Lo stesso guardiano della scorsa volta li squadrò, dapprima in silenzio, un po’ stupito – “che ci fate di nuovo qui? Non eravate andati dalla malvagia Strega dell’ovest?” – “certo!” rispose lo spaventapasseri – “e come avete fatto a tornare? Voglio dire, la strega vi ha lasciati andare?” – “l’abbiamo eliminata!” – “ELIMINATA!! E come? Chi?” – “è stata Dorothy, l’ha liquefatta” disse il leone – “ed ora che abbiamo fatto quello che ci ha ordinato Oz, siamo venuti a prenderci quello che ci era stato promesso” – “certo, certo” replico il guardiano con un certo stupore. Fece un inchino a Dorothy e li introdusse nella stanzetta dove dal solito baule estrasse gli occhiali verdi da fargli indossare. Percorsero le stradine della città alla volta del grande palazzo e mentre passavano il guardiano annunciava ai cittadini che Dorothy aveva eliminato la malvagia Strega dell’ovest. La gente ammirata acclamava il gruppetto, alcuni si unirono, anche loro in cammino verso la reggia, così da formare quasi un corteo. Le guardie, quando li videro arrivare così numerosi, pensarono ad una rivolta e si misero in posizione di difesa con le lance rivolte verso la folla, ma la sentinella riconobbe Dorothy e i suoi amici e fece cenno di farli passare – “mi è arrivata voce che siete riusciti nell’impresa, bene! Vi farò accompagnare nelle vostre stanze, sicuramente Oz sarà stato avvisato e vi riceverà al più presto”. Entrarono nel grande salone della fontana a vapore, dove c’era ad attenderli la fanciulla verde che li condusse nelle camere, mentre la sentinella andò ad avvisare Oz del loro arrivo. Ebbero così modo di rifocillarsi a dovere. Dorothy si fece un bel bagno e indossò il vestito di seta. Diede anche una bella spazzolata a Toto, nonostante le sue proteste; poi si mise a guardare il paesaggio dalla finestra per raccogliere le idee, ma intanto il tempo passava e la giornata volgeva al termine, era già buio e si chiedeva come mai Oz non li avesse ancora convocati. Decisero di scendere dalla sentinella per avere notizie – “ha detto che deve riflettere prima di ricevervi” – “ma lo sa che la strega è morta?” chiese Dorothy spazientita – “certo, certo” – “be’” disse il boscaiolo – “gli dica che se non ci riceve subito, chiameremo le scimmie alate!”. La sentinella corse a conferire con il Mago. Tornò a breve e con un certo impaccio disse – “vi riceverà domani mattina alle 9 e 4 minuti, ora si è fatto troppo tardi. La nostra ancella vi servirà la cena fra 20 minuti nella saletta adiacente alle vostre stanze” fece un inchino e si allontanò. Il gruppetto si ritirò rassegnato, non si sentivano per niente riconosciuti, dopo tutti i pericoli che avevano passato, si sarebbero aspettati un’accoglienza a dir poco festosa. Invece erano lì, come in una sala d’attesa, senza che nessuno desse il minimo valore a quello che avevano compiuto. Avevano messo a rischio le loro vite e questo Mago faceva pure il prezioso per riceverli. Che razza d’ingrato! Con questi pensieri chiusi e rancorosi si addormentarono, dormendo un sonno agitato, e per nulla ristoratore. Si svegliarono più stanchi della sera prima. Alle 9 in punto erano tutti pronti e la fanciulla verde li condusse nella sala della reggia. Sul trono però non c’era nessuno, forse ora sarebbe arrivato!? Aspettarono qualche minuto, ma già sentivano l’impazienza salire. Ad un tratto una voce solenne li fece trasalire – “chi siete? Cosa volete? Come osate venire a disturbarmi?” si guardarono fra di loro stupiti, ma come era possibile? – “ma come, non ci riconosci?!” balbettò Dorothy – “non ti ricordi della nostra promessa?” – “quale promessa?” – “ma … abbiamo eliminato la strega ed ora tu dovresti esaudire le nostre richieste come ci avevi promesso!” – “Umm … non ne so nulla …” disse ancora la voce. Dorothy era atterrita, questo Mago era un vero truffatore, neanche si faceva vedere, un vigliacco! Il leone si arrabbiò talmente tanto che emise un ruggito incredibile che echeggiò in tutta la sala, tanto da spaventare persino Toto, che nello scappare andò a sbattere contro un paravento facendolo rovesciare. E sorpresa … cosa c’era dietro? Un ometto piccolo che parlava con una specie di megafono, altro che grande Mago! Non era, nientedimeno, che un piccolo furfante. – “sei un imbroglione!!” Urlò Dorothy con tutta la disperazione che aveva in corpo. Si sentì così truffata e presa in giro che scoppiò a piangere e questa volta sembrava davvero inconsolabile. Gli altri rimasero lì come pietrificati a chiedersi chi mai, a questo punto, gli avrebbe dato quello a cui agognavano da tutto il viaggio. Lo stesso Oz si sentì mortificato, si rese conto di averli imbrogliati, lui in effetti non era in grado di esaudire un bel niente, ma in qualche modo si sentiva responsabile delle vite di questi esseri e qualcosa doveva fare. – “vedete” disse costernato – “io vi ho un po’ illuso, ma non sono cattivo, ora vi racconterò la mia storia”. Dorothy leggermente rincuorata, si asciugò le lacrime e si accovacciò sul tappeto con Toto in braccio ad ascoltare – “io sono nato ad Omaha” – “Omaha!” esclamò Dorothy illuminandosi – “ma sta vicinissimo al Kansas!” – “infatti …. Quando ero giovane andai da un maestro che m’insegnò a fare il prestigiatore ed il ventriloquo, ecco perché mi chiamo Mago” – “dunque la voce di prima e tutti i tuoi travestimenti sono frutto della tua magia?” – “in un certo senso sì … Ma poi mi stufai di fare il prestigiatore, e decisi di inventare un aerostato per viaggiare; così costruii una mongolfiera e salpai; ma purtroppo un giorno il vento cambiò all’improvviso, le corde s’intrecciarono ed io non riuscii più a governare il mezzo. Precipitai qui, su questo villaggio. Gli abitanti pensarono che fossi un grande Mago venuto dal cielo, un po’ intimoriti mi condussero a palazzo e mi servirono di tutto punto. Decisi in qualche modo di approfittare della situazione, ma senza mai nuocere nessuno, lasciai credere loro di essere veramente un potente Mago e governai la città fino a farla diventare così bella e fiorente, ammantandola anche di un pizzico di magia ed illusionismo, per rendere il tutto più credibile, ma senza mai sottomettere nessuno, anzi ognuno ha potuto esprimere le sue qualità e mettere a frutto il proprio mestiere. L’unica condizione che ponevo era quella d’indossare gli occhiali verdi, per denominare la città con il nome di Smeraldo” – “e a che serviva questo?” chiese lo spaventapasseri – “semplicemente per dare l’impressione che avessi un potere magico, faceva parte della messa in scena, ma era tutto sommato, una cosa innocua” – “dunque tu sei stato così bravo da far sì che tutti i cittadini esprimessero le loro qualità? Se ho ben capito … quindi in teoria dovresti poterci dare quello che desideriamo?” replicò lo spaventapasseri con un’acuta deduzione. Oz rimase un attimo in silenzio, si rendeva conto di avere una responsabilità enorme, come se la loro felicità dipendesse da lui, quindi non poteva deluderli. – “tu, è come se già avessi un cervello; ragioni, pensi, vedi che belle riflessioni che fai?” – “non basta, io devo avere un cervello per affinare i miei pensieri” – “ma per quello basta fare esperienze” – “ma io le sto facendo, ma sento che manca ancora qualcosa”. Oz non voleva dibattere all’infinito, capì che anche la sola illusione di averlo lo avrebbe fatto sentire a posto. Quindi decise di usare la sua magia a fin di bene –“d’accordo, se vieni domani mattina avrai il tuo cervello”, –“ed io, il mio coraggio dove lo trovo?” disse il leone –“ma tu sei già stato molto coraggioso, ti manca solo un po’ di fiducia in te stesso, e questa l’acquisirai con il tempo” –“non penso proprio!” rispose secco, -“va bene, allora vieni anche tu domani mattina e ti darò il coraggio”, –“ anch’io voglio il mio cuore” si aggiunse il boscaiolo –“ma tu non sai che fortuna hai a non averlo, il cuore porta solo sofferenze” –“a me non importa di soffrire, io voglio ancora potermi innamorare, avere delle passioni, gioire …” –“ e va bene, aspetto anche te domani”, –“ed io?” disse Dorothy speranzosa –“il tuo è un caso più difficile, permettimi di rifletterci ancora un po’, vedrai troverò il modo, abbi fiducia”. E con queste ultime parole si ritirò nelle sue stanze. Anche loro vi fecero ritorno e non accennarono a nessuno della falsa identità di Oz, come gli avevano promesso, anche perché tutto sommato lui era riuscito a portare un equilibrio perfetto in quella città, quindi a che pro romperlo. Inoltre il Mago, passandosi per potente, in qualche modo aveva protetto il regno dalle malvagie streghe dell’est e dell’ovest. Dunque l’intento era stato nobile…
Il mattino dopo, come d’accordo, si recarono nuovamente alla reggia. Il primo ad entrare fu lo spaventapasseri. Oz gli scucì un pezzettino di testa e introdusse in mezzo alla paglia dei chiodini e degli spilli. Poi richiuse il tutto – “ora avrai la mente più acuta di tutto il regno”. Lo spaventapasseri se ne andò via ringraziando tutto contento, anche se la sua testa ora risultava un po’ bitorzoluta. Poi fu la volta del leone – “devi bere questo elisir verde, così il grande coraggio entrerà in te e diventerai invincibile”. Il leone ingurgitò tutto d’un fiato la pozione e se ne andò ruggendo. Al boscaiolo fu invece aperta una piccola fessura sul petto dove Oz inserì un cuore rosso di morbido velluto. Poi risaldò bene la parte – “grazie! Mi sento già così intenerito!”. Oz era veramente soddisfatto di averli potuto dare questa felicità, anche se era perfettamente cosciente che si trattava di un placebo. Ma spesso questo funzionava davvero bene. Lui aveva trasformato il suo mestiere d’illusionista in un servizio volto al bene degli altri, aveva reso una città fiorente ed autonoma, e ora aveva reso felici questi personaggi. Ma adesso come avrebbe accontentato Dorothy? Come avrebbe fatto a farla tornare nel Kansas? Questo proprio non lo sapeva, ma qualcosa doveva inventarsi, la bambina doveva poter tornare a casa! Lui stesso, non accarezzava da tempo l’idea di rientrare ad Ohama? Forse era giunto il momento di uscire allo scoperto, qui non si poteva usare la magia, doveva studiare qualcosa di concreto, doveva rimettersi veramente in gioco.
Dorothy era lì che lo guardava, con quel visino smarrito. Pensava all’abbraccio con gli zii, ai paesaggi grigi del Kansas, erano veramente grigi? Se solo ci fosse potuta tornare … le mancava tanto! Si sentiva impotente, ma doveva ancora lottare con questo strano Mago, ed affidarcisi, se voleva farvi ritorno …

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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