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MEMORIA E RIMOZIONE

QUALCHE ACCENNO SU…. MEMORIA E RIMOZIONE

La rimozione è diventata un trend. Con buona pace di Freud e dei suoi epigoni che per più di un secolo hanno messo in guardia da questo come da altri meccanismi di difesa.

Come qualsiasi espressione dell’esistente ogni funzione umana è sana solo nella misura in cui non superi la “soglia di guardia”.

E non fanno eccezione le strategie difensive, rimozione e negazione in primis, laddove un loro eccesso si trasforma in un attacco alla salute psichica, fondata non a caso sul concetto di equilibrio.

Ebbene, acogliamo con una punta di inquietudine non tanto il proliferare di studi miranti a cancellare i brutti ricordi attraverso la somministrazione di farmaci, quanto il messaggio collaterale che può essere veicolato. Sebbene in alcuni casi possa risultare utile ricorrervi, la via maestra deve rimanere l’elaborazione in sede psicoterapeutica.

Le tecniche, soprattutto se integrate, ci sono e risultano efficaci. Il farmaco deve essere l’ultima spiaggia per eliminare, eventualmente, i ricordi “non-associativi”, quelli accidentali ed irrilevanti per la narrazione mnestica.

Il rischio è che si avvalori la convinzione che i brutti ricordi siano inutili e le esperienze dolorose controproducenti, quando in realtà lo diventano solo se le nostre strategie elaborative non sono adeguate.

Un brutto voto, ad esempio, non è altro che la segnalazione di una difficoltà e/o di un ostacolo da superare. Sarà la nostra reazione emotiva e comportamentale ad esso a trasformarlo in un trauma, semplicemente in un’occasione persa o in un’opportunità.

Resta la necessità di mantenere un’impronta dell’esperienza passata per poterla rievocare ed utilizzare in un momento successivo per elaborarla, per decidere il da farsi o anche solo per dare senso al nostro percorso e a noi stessi.

Essendo necessaria all’adattamento ad un ambiente in continua trasformazione la memoria rappresenta l’impalcatura sulla quale poter fondare le nostre scelte, l’archivio individuale e collettivo a cui attingere per comprendere il mondo.

Struggente è la scena del film Blade Runner in cui Rachael, androide di nuova generazione a cui è stata fornita una memoria autobiografica fittizia, scopre di esserne in realtà priva. Ma c’è di più.

L’apprensione aumenta in considerazione del fatto che ciò che avviene a livello individuale avviene anche a livello collettivo, laddove la storia rappresenta il bagaglio mnestico dell’umanità.

Un individuo senza passato è condannato a reiterare i propri errori e un popolo senza memoria è un comunità senza futuro

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