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INCONTRO CON PERSEFONE

INCONTRO CON PERSEFONE

… Non so da quanto, cammino sul crinale di una montagna, una vallata dai colori smorzati dall’inverno si staglia fino all’orizzonte. Scendo nella sua culla e poi risalgo ancora. In cima un altopiano con un paesaggio mozzafiato, battuto da un gelido vento. Il mio sguardo vaga fra i cespugli, tra i fili d’erba, in cerca di un probabile sentiero la cui traccia si è confusa, come i miei pensieri… e poi in fondo, lontano, quasi al limitare della prateria, un arco antico, in pietra, come se delimitasse un confine perduto nella memoria. Mi avvicino e lo vedo sempre più imponente, con colonne incise di geroglifici incomprensibili ed un arco decorato con ornamenti perfettamente simmetrici. E se questo fosse il passaggio con l’aldilà? Nel mio immaginario me lo sono sempre configurato così… e poi ricordo, un gioco che facevo da bambina, chiudevo gli occhi e facevo un conto alla rovescia, da 10 a 1 e quando lo scivolare dei numeri finiva, mi ritrovavo in un altro mondo…

… Apro gli occhi e attraverso la soglia, ma il paesaggio non sembra cambiare più di tanto, ad un tratto la mia attenzione viene attratta da una porta in legno, posta sul tronco di una quercia secolare. Le sue cerniere e la maniglia sono in ferro battuto e la sua superficie è composta di una serie di listelli allineati, tenuti da barre in bronzo. Potrei bussare, battendo un anellone di metallo al suo battente, ma abbasso lentamente la fredda maniglia e con una certa apprensione, mista a curiosità, spingo il portone per entrare.
Dentro è quasi buio, e la mia vista ci mette un po’ ad abituarsi, il portone si richiude alle mie spalle ed il cuore comincia ad accelerare, come un tamburo indigeno. La stanzetta è circolare, stretta, e al suo centro un’angusta scala a chiocciola che scende verso una flebile luce che mi chiama…

Scendo, scendo e scendo, per sette gradini, che girano in senso anti orario, e l’emozione sale allo stesso ritmo di questa giravolta, che sembra infinita… e finalmente i miei passi cominciano a muoversi in un’ambiente caldo, accogliente, colorato. Sembra un salottino orientale. Cammino scalza sui tappeti e tanti cuscinoni e tavolinetti bassi formano l’arredamento dai colori rosso, arancione, rosa. L’aria è inebriata dal profumo degli incensi. Statuette ed immagini dai tratti delicati, ornano l’ambiente… mi viene incontro una donna, bellissima, dai lunghi capelli dorati, e le vesti lunghe e morbide; non più giovanissima, ma dai tratti intensi, di un viso che esprime il suo vissuto e al contempo la sua radiosa bellezza. Mi prende le mani nelle sue e mi dice: “ti aspettavo, sono felice che finalmente ci stiamo incontrando, mi chiamo Ilene e 150 anni fa ero una tua sorella gemella, che non sono mai nata. Eravamo nello stesso ventre, ma il mio corpicino, per uno strano processo cellulare, si è riassorbito, e la mia anima è rimasta legata a te, a vegliarti…”. Rimasi senza parole, con mille pensieri ed emozioni contrastanti… lei comunque viveva, in questo mondo sotterraneo e forse il nostro incontro in qualche modo spezzava un patto che ci aveva tenute incatenate. Potevamo celebrare una sorellanza di anime? Ma intanto io facevo parte del mondo di sopra e lei era il mio spirito guida, una PERSEFONE che mi accompagnava a sondare i misteri nel mondo di sotto… Pronunciai la mia domanda:

“Dimmi allora, parlami di lui, di questo amore lontano, irraggiungibile, frutto della mia fantasia? Un incontro fatale, penetrato nel mio cuore inaspettatamente, così profondamente e in modo direi struggente… pura illusione? Esiste un sentiero che ci ricondurrà uno difronte all’altra?”. Mi fermo, non so neanche bene come porre la domanda… noto che i cuscini rossi del salottino non sono più tondi e gonfi, ma si sono tutti appiattiti, come piccoli pannelli piatti e rigidi… non capisco. Ilene indovina il mio stupore, mi prende per mano e mi porta verso una portafinestra anche quella ad arco, incastonata in una parete fatta di vetri colorati. Una tenda arancione si muoveva lievemente con la brezza, celando a tratti il paesaggio che si apriva fuori dal salottino.

Ed eccolo il mare, che lambisce con le sue onde la spiaggia dorata. I passi nell’impalpabile sabbia tiepida, fino a riva; una nave in lontananza a sinistra, nell’orizzonte… sembra ferma, ma in un’impercettibile movimento ci viene incontro. Ilene mi strige la mano: “ci vuole ancora del tempo, non molto…”. Pronuncia queste sue uniche parole scandendole lentamente? Oppure hanno riecheggiato semplicemente dentro di me… non ha importanza, questo è il messaggio che il mare mi porta…

È arrivato il tempo di accomiatarsi, torniamo dentro, ai piedi della scala a chiocciola, le sue mani nelle mie mani, il suo sguardo intenso ed affettuoso nei miei occhi increduli… _ “vai”, mi sussurra. Risalgo la scala a chiocciola, con i suoi sette scalini, senza più voltarmi. In cima la stanzetta tonda, la porta in legno dalla quale ero entrata non c’è più, al suo posto una botola sul soffitto, come un oblò, dietro il quale la profondità dell’acqua di un oceano… non me lo chiedo come posso uscire, semplicemente chiudo gli occhi e rifaccio il gioco di quando ero bambina, immagino di essere in un sottomarino dal quale devo riemergere e in 10 secondi sarò fuori. Trattengo il respiro e comincio a contare: 1,2,3,4, 5…. ad ogni numero volteggio nell’acqua, compiendo la mia risalita verticale… è come uscire di nuovo dal liquido amniotico e poter respirare liberamente…. Nel mare calmo, mi affido alle sue onde e faccio ritorno…

Rimango sulla riva a guardare l’orizzonte, il tramonto, ed una nave che si avvicina lentamente…

Paola Mazzarino, consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva.

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