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IL MONDO DEI COLORI Un viaggio tra il Visibile e l’Invisibile – cap.15 – I colori nell’Arte 4 – di Daniela Deneb Felici

Tra i colori secondari (quelli che risultano dall’unione dei colori primari), abbiamo già affrontato il Verde in uno dei capitoli precedenti, ricavato dall’incontro del Giallo e del Blu. Oggi vedremo cosa accade quando il Giallo incontra il Rosso e il Rosso incontra il Blu.
Kandinskij ci invita ad osservare che quando il Rosso incontra il Giallo il suo movimento interiore si irradia e si disperde verso l’esterno, avvicinandosi allo spettatore. “L’Arancione -dice – avanza come un uomo sicuro della sua forza, che dà un’idea di salute. Il suo suono sembra quello di una campana che invita all’Angelus, o di un robusto contralto, o di una viola che esegue un largo”.
L’Arancione simboleggia l’equilibrio fra Istinto (rosso) e Ragione (giallo) che, a un livello superiore, rimanda all’armonia fra il Fuoco delle Profondità e il Fuoco del Cielo. E’ infatti il colore della tunica dei monaci buddisti e dei sacerdoti di Dioniso: per i buddisti simboleggia l’ascensione degli istinti verso lo Spirito; per Dioniso il godimento di uno spirito divino attraverso i diversificati aspetti della creazione. E’ una delle vibrazioni intermedie tra il mondo umano e il mondo divino e può essere di supporto all’Ascesi o alla Caduta. Rappresenta anche la fonte di nutrimento per l’uomo che è il Sole, senza il quale non ci sarebbe vita. Il suo arancione splendente simboleggia la nascita di un nuovo giorno (Ascesi) e la fine di un altro (Caduta).

Se facciamo riferimento ai 7 chakra, l’Arancione è il secondo nella scala dei sette colori. Più in generale, simboleggia la creatività, la forza espressiva, l’armonia ma anche l’espansione e l’ambizione. Rinforza quindi la nostra volontà e la nostra capacità di controllo sugli istinti, lasciandoli liberi quando serve.
L’Arancione viene associato al calore, alla gioia, al vigore, alla salute ed è il simbolo della fantasia, dell’armonia interiore, dell’accoglienza, del tepore, dell’entusiasmo, del divertimento e dell’incoraggiamento.
In Occidente il termine “arancio” ( e “arancione”) è comparso solo nel XIV secolo, dopo l’importazione dei primi alberi d’arancio, con riferimento al colore dei frutti. Prima della scoperta delle arance questo colore veniva definito con il termine “rosso”. Ciò in parte è rimasto in alcune espressioni del linguaggio comune come per esempio “gatti rossi”, “capelli rossi” e “pesci rossi”.
Chi ama l’arancione è certamente una persona che ha raggiunto una buona armonia o che tende verso di essa, che gode dei piaceri fisici senza lasciarsi sopraffare da essi. Si tratta di persone sagge e comprensive, che propendono per l’aiuto verso il prossimo.
Chi non ama questo colore o non lo sceglie con frequenza, tende a chiudersi e a irrigidirsi, con la paura spesso di perdere il controllo o di lasciarsi andare al piacere delle emozioni. Tendenzialmente si tratta di persone propense a razionalizzare i sentimenti, proprio per paura di esserne sopraffatti e di poter rimanere feriti.

Anche per il Viola partiamo dalle parole di Kandinskij: “Se, quando il Rosso si avvicina allo spettatore, nasce l’Arancione, quando si ritrae nel Blu nasce il Viola, che tende appunto ad allontanarsi da chi guarda. (…) Assomiglia al suono del corno inglese, delle zampogne e, quando è profondo, al registro grave dei legni, per esempio del fagotto”. 
Simbolicamente abbiamo visto che il Blu attrae lo spettatore nella sua profondità mentre il Rosso accende la volontà e l’azione: l’incontro tra le energie vitali della terra e le energie misteriose custodite nell’ignoto e nell’altrove produce la creatività “ispirata” della Conoscenza, delle Arti e della Magia. In particolare nelle sue tinte più scure, il Viola è da secoli il colore dell’occulto. Per questo motivo lo si trova spesso associato anche al mistero, alla spiritualità e alle atmosfere degli appassionati dell’immaginario fantasy.

La storia del Viola è antichissima.
Veniva prodotto, nella sua sfumatura porpora, nella città fenicia di Tiro dal muco di una specie particolare di lumache di mare per essere poi commercializzato fra tutti i popoli del Mediterraneo. Trattandosi di un prodotto costosissimo, fin dall’antichità, è stato utilizzato come colore identificativo di re, imperatori, alti sacerdoti  e, in generale, delle classi nobili. Compariva nella colorazione degli abiti e delle vesti cerimoniali, oltre che nella decorazione degli stessi o dei loro accessori, ma è anche il colore della meditazione e fin dall’antichità è stato considerato come colore profondamente spirituale. Nella mitologia, soprattutto nelle sfumature più chiare, lo troviamo associato alla rarità e alla magia degli Unicorni.
Nel Cristianesimo il viola è la tonalità per eccellenza delle vesti delle liturgie usate nei periodi di purificazione, ovvero durante l’Avvento e la Quaresima dando origine alla lunga tradizione della superstizione secondo cui in teatro il Viola porta sfortuna: nel Medioevo e nel primo Rinascimento la vita dei teatranti era particolarmente vivace e florida durante il periodo di Carnevale e, con l’inizio della Quaresiama, la Chiesa imponeva la chiusura dei teatri su cui venivano affissi dei drappi viola in segno di lutto e di penitenza provocando il momento dell’anno più difficile per chi vi lavorava. Da allora il viola è considerato ancora oggi di cattivo auspicio nel mondo dello spettacolo.

Chi apprezza molto il Viola è,tendenzialmente, una persona dedita all’introspezione e alla ricerca personale. Si tratta, di individui propensi alla spiritualità, ma che, allo stesso tempo, si dimostrano curiosi e creativi. Amano la libertà e lo rivelano sia nell’atteggiamento che nell’abbigliamento: gli amanti del viola sono inclini ad attirare l’attenzione su di sé e tutto ciò spiega anche l’estrema cura che ripongono nel proprio aspetto fisico, come a testimoniare la propria diversità dovuta ad una sensibilità accentuata e particolare che li porta ad essere molto disponibili verso il prossimo, apprensivi nei confronti di chi amano e attenti alle opinioni altrui, da cui cercano di trarne beneficio.

Al contrario, chi non ama questo colore tende a essere critico con gli altri, proprio perché manca una buona connessione interiore e spirituale. Sicuramente esprimono una scarsa apertura verso il prossimo e una forte mancanza in fatto di altruismo e generosità.
Oltre al simbolismo che lo contraddistingue, è ormai noto come il Viola riesca a produrre certi effetti sulla nostra psiche e sul corpo. I recenti studi di cromoterapia lo vedono protagonista in diverse terapie, soprattutto in quelle volte a rimuovere i blocchi emotivi e a contrastare le sensazioni negative.

Daniela Deneb Felici Operatrice Ethicare

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