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IL MONDO DEI COLORI Un viaggio tra il Visibile e l’Invisibile – cap.14 – I colori nell’Arte 3 – di Daniela Deneb Felici

Oggi affronteremo il Rosso per completare la riflessione sui colori primari e le loro possibili contaminazioni, ma prima vediamo cosa accade, sempre secondo Kandinskij quando incontriamo il BIANCO e il NERO.
In particolare il BIANCO è simbolo di un mondo in cui tutti i colori, come principi e sostanze fisiche, sono scomparsi. “E’ un mondo così alto rispetto a noi che non ne avvertiamo il suono. Sentiamo solo un immenso silenzio che, tradotto in immagine fisica, ci appare come un muro freddo, invalicabile, indistruttibile, infinito. Per questo il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto. Interiormente lo sentiamo come un non-suono, molto simile alle pause musicali che interrompono brevemente lo sviluppo di una frase o di un tema, senza concluderlo definitivamente. E’ un silenzio che non è morto, ma è ricco di potenzialità. Il bianco ha il suono di un silenzio che improvvisamente riusciamo a comprendere. E’ la giovinezza del nulla, o meglio un nulla prima dell’origine, prima della nascita. Forse la terra risuonava così, nel tempo bianco dell’era glaciale”.

Il NERO risuona dentro di noi come un nulla senza possibilità, un eterno silenzio senza futuro e senza speranza. Dal punto di vista musicale si può paragonare alla pausa finale che chiude un mondo che si è compiuto e che è terminato per sempre. Il Nero è qualcosa di spento, di immobile, è il congedo di un corpo dopo il congedo dalla vita. Esteriormente è il colore con minor suono: su uno sfondo nero qualsiasi colore, anche se ha un suono flebile sembra forte e preciso. Sul Bianco, invece, quasi tutti i colori affievoliscono di suono e a volte si dissolvono, lasciando solo un debole eco. Non a caso il bianco è il colore degli abiti che esprimono la gioia pura e la purezza immacolata. E il nero è il colore degli abiti di grave lutto, simbolo di morte.

Il GRIGIO, che si ottiene dalla mescolanza meccanica fra questi due colori, proprio perché ha queste origini non può avere un suono esteriore o un movimento. E’ silenzioso e immobile. La sua immobilità, però, è diversa dalla quiete del verde, che è circondata e prodotta da colori attivi. Il grigio è l’immobilità senza speranza. Più diventa scuro, più si accentua la sua desolazione e cresce il suo senso di soffocamento. Se diventa più chiaro, è percorso invece da una trasparenza e una possibilità di respiro che racchiudono una segreta speranza.

Il ROSSO che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. Senza avere la superficialità del giallo, che si disperde in tutte le direzioni, dimostra un’energia immensa e quasi consapevole. In questa agitazione e in questo fervore introversi, poco rivolti all’esterno c’è, per così dire, una maturità virile.
Questo rosso ideale può subire nella realtà grandi cambiamenti, deviazioni e variazioni, dimostrando che si può conservare il proprio tono fondamentale e insieme risultare caldo o freddo.
Il rosso caldo chiaro (o rosso Saturno) produce un effetto che assomiglia un po’ al giallo medio (contiene infatti molto pigmento giallo) e dà sensazioni di forza, energia, tensione, determinazione, gioia, trionfo.
Da un punto di vista musicale ricorda il suono delle fanfare con la tuba: forte, ostinato, assordante.
Il ‘rosso freddo’ (per esempio la lacca di garanza) può acquistare profondità (specialmente con la velatura). Allora cambia anche il carattere: sembra più passionale, meno dinamico, anche se il dinamismo non scompare completamente come nel verde cupo: rimane il presentimento, l’attesa di una nuova, violenta esplosione come qualcosa di mimetizzato ma ancora vigile, capace di emergere improvvisamente. Ricorda i toni appassionati, medi e forti del violoncello. Quando è chiaro, il rosso freddo diventa ancora più corporeo, ma di una corporeità pura: esprime una gioia adolescenziale, come una fanciulla fresca, giovane, innocente. E’ un’immagine che si può facilmente tradurre in musica con i toni più alti, chiari e cantabili del violino.

Il ‘rosso medio’, come il cinabro, ha la stabilità di un sentimento profondo: è come una passione che arde senza scosse, una forza sicura di sé che non è facile soffocare, ma si può spegnere nel blu come un ferro infuocato nell’acqua. Questo rosso di solito non sopporta niente di freddo: mescolato con colori freddi perde sonorità e significato.
Renderlo più profondo con il nero è pericoloso, perché il nero è senza vita e ne spegne il bagliore: nasce allora il MARRONE, colore ottuso, duro, poco dinamico, in cui il Rosso risuona come un impercettibile mormorio. Eppure, da questo suono così flebile deriva un suono interiore piuttosto forte e potente. Dall’uso motivato del marrone nasce una bellezza interiore indescrivibile. Il Rosso cinabro suona come una tuba o si può paragonare a un forte rullo di tamburo.

Nel prossimo capitolo affronteremo cosa accade nella percezione quando il Rosso incontra gli altri due colori primari, il Giallo e il Blu, dando vita alle infinite sfumature e tonalità dell’Arancione e del Viola.

Daniela Deneb Felici Operatrice Ethicare
Liberamente tratto da: “La Spiritualità nell’Arte” di Kandinskij

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