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EVOLUZIONE DELLA SPECIE

RIFLESSIONI SULL’EVOLUZIONE DELLA SPECIE

L’Homo Sapiens si è autoproclamato imperatore e dominatore del mondo ponendosi arbitrariamente ai vertici di una piramide che esiste solo nel suo narcisistico immaginario.

La rivoluzione copernicana è stata un duro colpo al suo ego e l’ha costretto a ridimensionarsi rispetto al posto ed al ruolo che si era scelto nell’Universo. Ma non è stato sufficiente a farlo scendere dal piedistallo.

E lo sviluppo tecnologico, unito alla puerilità etica e spirituale del Sapiens, ha partorito mostruosità.

Il disastro è sotto gli occhi di tutti. E il prezzo lo abbiamo pagato, lo stiamo pagando e lo pagheremo tutti.

Ma, nella nostra logica, fino all’ultimo ci ostiniamo a non vedere, a non sapere e a non agire.

A dispetto dell’esperienza che dovremmo aver acquisito in seguito alla scomparsa di evolute e fiorenti civiltà del passato (come quella dell’isola di Pasqua) camminiamo sull’orlo del baratro incuranti della sorte degli altri, preludio della nostra.

L’impatto dei Sapiens è terrificante per la biodiversità. La sua diffusione è stata fatale per gli altri ominidi prima e per gli animali e l’ambiente poi (Mario Tozzi, in Sapiens, il grande balzo in avanti, Rai3,).

Intervenendo, come nessun’altra specie fa, senza alcun riguardo per i nostri compagni di viaggio, agiamo come una cellula tumorale e, come succede ad un tessuto canceroso, il corpo che ci accoglie (il nostro pianeta) cerca di liberarsi di noi perché, se non riuscirà a farlo, insieme a noi soccomberà. La cosa sicura è che se non cambieremo il nostro approccio saremo comunque noi, proprio come avviene ad una metastasi, ad autodistruggerci. Dal1900 al 2015 la popolazione animale si è dimezzata del 50%.

Dal 1970 al 2012 si è verificata un’ulteriore diminuzione del 50% delle specie animali e la previsione fino al 2020 è di un ulteriore calo del 67%, vicino al collasso. La sottrazione del territorio è la principale responsabilità dell’Uomo. Dal 1900 al 2019 la percentuale di habitat non intatto è salita del 70%, quasi tutta la Terra, e solo il 23% è rimasto incontaminato (M.Tozzi, Sapiens: il grande balzo in avanti, Rai3).

Ci reputiamo intelligenti. Di più, gli unici esseri intelligenti sulla Terra (e perché no, nel Cosmo).

Ma cosa c’è di intelligente in questo? Entrare in competizione e in collisione tra di noi e con tutto il resto dell’Esistente è intelligente? Mettere a repentaglio tutto e tutti lo è? L’intelligenza è prerogativa della vita, non specificità umana.

Dovremmo imparare dalle piante che sono su questo pianeta da prima di noi e ci sopravviveranno a lungo.

Le piante respirano, vedono, sentono con tutto il corpo. Sanno cosa succede intorno a loro, giocano, costruiscono relazioni sociali (Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale) ed hanno una capacità di resilienza migliore della nostra (nei luoghi colpiti dai disastri nucleari l’uomo non riesce a vivere decentemente ma le piante lo fanno, trovando naturalmente beneficio anche e soprattutto dalla nostra assenza).

Il fatto è che siamo così poco intelligenti, e l’arroganza è una prerogativa della scarsa intelligenza, che non riusciamo a vederla nelle forme di esistenza diverse dalla nostra. Sebbene condividiamo il 99% del DNA con tutti gli esseri umani e il 98% con gli scimpanzè continuiamo a parlare di razze e discriminiamo i nostri simili e le altre specie.

Abbiamo un’ idea distorta della diversità. Invece che come risorsa la consideriamo prova di inferiorità e ci arroghiamo il diritto di annientarla.

Nonostante condividano con noi buona parte del DNA, il sistema limbico e le strutture anatomicamente sottostanti, sebbene siano più abili di noi sotto diversi punti di vista, siccome ci conviene, continuiamo a negare agli altri animali diritti e dignità. Poiché ci fa fatica pensare un mondo diverso e un modo differente di coesistere in esso amplifichiamo e strumentalizziamo le differenze a discapito di tutto ciò che ci accomuna. Riconoscere gli animali come esseri senzienti comporterebbe una rivisitazione completa del nostro essere nel mondo, dei nostri paradigmi e dei nostri modelli evolutivi.

Una seconda rivoluzione copernicana che ci costringerebbe a ripensare tutte le nostre abitudini. Sarebbe complesso, certo, ma non è solo un dovere morale, è l’unica possibilità che abbiamo per evitare la sesta estinzione di massa, estinzione che ci riguarderebbe più di quanto siamo disposti ad ammettere.

Sarebbe complesso, certo, ma l’umanità ha saputo fare cose strabilianti. Siamo o non siamo intelligenti? È venuto il momento di metterla alla prova e dimostrarla la nostra intelligenza.

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