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   ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. (a cura di Paola Mazzarino) CANTO 20: PENELOPE PROCLAMA UNA PROVA DI ABILITA’ AI SUOI PRETENDENTI

   ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. (a cura di Paola Mazzarino)

CANTO 20: PENELOPE PROCLAMA UNA PROVA DI ABILITA’ AI SUOI PRETENDENTI

… ma il sonno non fu tranquillo per Odisseo, che continuava a pensare alla sua bella sposa, che proprio ora che lui era tornato, si era rassegnata, decidendo di allestire un banchetto, il giorno dopo, dove tutti i suoi pretendenti avrebbero dovuto sostenere una prova di abilità con il suo arco, scagliando una freccia, che sarebbe dovuta passare in mezzo ai cerchi dei manici di dodici scuri, messe perfettamente allineate sul terreno. Pur sapendo che era un’impresa quasi impossibile, di cui lui solo ne era esperto, almeno in passato, il timore lo teneva sveglio in quel giaciglio di fortuna che gli era stato concesso.

Nella sua stanza, anche Penelope era agitata, le calde lacrime solcavano ancora il suo viso, ma questa volta dovute ad un senso di resa e rassegnazione, quasi impotenza, che era ancora più amara della disperata nostalgia per il suo sposo, che tuttavia la teneva ancora nella speranza, quella che non riusciva più a sentire, nonostante quel vecchio mendicante le avesse assicurato di aver visto Odisseo, e che presto sarebbe tornato… allora perché non riusciva più a crederci, casa l’aveva fatta crollare proprio adesso, accettando di cedere il suo valore, pur di mettere fine ad una situazione che subiva da anni? O forse dentro di sé, nei pensieri più celati, serbava la speranza che alla prova di abilità dell’arco, come nelle fiabe, arrivasse all’ultimo momento il suo eroe a rivendicare il titolo di sposo che gli apparteneva. Ma questa non era una fiaba, e non poteva basare le sue aspettative su delle illusioni. In fondo però spesso le cose si manifestano, proprio quando si sta per cedere….

Il mattino dopo era tutto un movimento a palazzo, volto ai preparativi dell’evento. Le ancelle si apprestavano ad allestire il banchetto, Eumeo, il pastore, insieme ad un suo aiutante, portarono le bestie più grasse da arrostire sulle braci. Persino il parco fu rastrellato dalle foglie secche e il prato tosato a dovere. Le fontane ripulite zampillavano di acqua fresca. Telemaco appena alzato, si recò nel giardino, cercando di nascondere una certa agitazione; fece un solco assolutamente dritto nel terreno e piantò le 12 scuri perfettamente allineate. Poi pose lì vicino, l’arco e le frecce, che erano appartenute al padre, su un telo color ocra. Tutto era pronto…

La vecchia balia Euriclea sta per andare da Odisseo per sostenerlo con il suo affetto, lei sapeva, ma doveva tacere. Incrocia Telemaco nei corridoi e poi Eumeo ed il suo aiutante. Con uno sguardo complice vanno tutti verso la sala dove Odisseo aveva dormito. – “ma che bella squadra!” esclamò vedendoli, e togliendosi il cappuccio svelò la sua identità – “mi dovete aiutare, quando i Proci saranno tutti dentro, dovete chiudere sia il portone davanti, che il cancello del giardino sul retro, che nessuno possa scappare. Gli tenderò una trappola e li combatterò”. Lo guardarono tutti stupiti, come pensava di fare da solo… indovinando i loro timori, Odisseo li rassicurò – “non temete, gli Dei mi aiuteranno!”

Intanto la tavola era pronta e Telemaco volle accanto a sé il Padre, che intanto aveva ripreso le sembianze del mendicante. I Proci continuarono a schernirlo, ma lui mantenne il controllo. Le provocazioni si facevano sempre più accese, e Telemaco cominciava a perdere la pazienza – “fermati figlio mio” disse Penelope entrando nella sala. Subito tutti fecero silenzio, ammirando la bellezza della Regina – “è giunto il momento che io faccia la mia scelta, su chi di voi diverrà mio sposo”. La voce le tremava e a stento tratteneva le lacrime. Odisseo avrebbe voluto abbracciarla, farsi riconoscere, ma sapeva che così li avrebbe avuti tutti addosso, doveva seguire i consigli di Atena e seguire il piano. – “Vi sottoporrò ad una prova di abilità, dovrete tendere l’arco di Odisseo e scagliare una freccia, che dovrà attraversare tutti gli anelli delle 12 scuri che stanno allineate nel giardino, chi riuscirà, potrà sposarmi”. Fra lo stupore e le proteste dei Proci, Penelope si ritirò di nuovo nelle sue stanze con le sue ancelle, per poter sfogare il suo pianto. Avrebbe seguito la sua sorte dal balcone, lontano dagli sguardi di chi non aspettava altro di accaparrarsi il suo regno; ma quello che più l’addolorava era che avrebbe dovuto dormire accanto ad un estraneo, un usurpatore della sua anima… se non fosse stato per suo figlio, forse avrebbe preferito morire… ma ancora l’ultimo lumicino di speranza la sosteneva, quello che anche nei momenti più bui, continua a celarsi nel profondo del proprio cuore…

         

  Paola Mazzarino, Operatrice Olistica, Consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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