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ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. (a cura di Paola Mazzarino) CANTI 17/18/19: ODISSEO TORNA A PALAZZO ED INCONTRA PENELOPE

ODISSEO FRA LA SEDUZIONE DELLE FIGURE FEMMINILI ED IL FASCINO DI UN INTERMINABILE VIAGGIO. (a cura di Paola Mazzarino)
CANTI 17/18/19: ODISSEO TORNA A PALAZZO ED INCONTRA PENELOPE

…Intanto Eumeo tornando a casa, trovò Odisseo, ancora nelle vesti da mendicante, pronto ad avviarsi verso il palazzo – “sai, sono troppo vecchio per lavorare, preferisco andare a chiedere le elemosina a palazzo. In genere i vecchi mendicanti vengono trattati con rispetto, ed io a questo punto posso anche accontentarmi” – “non è più così come pensi, da quando ci sono Proci il clima è cambiato, non fanno altro che approfittare della situazione, spadroneggiano e sbeffeggiano tutti, compreso Telemaco. Comunque domani mattina ti accompagno, così insieme a me ti sarà più facile introdurti”.

Si misero in cammino dopo aver accudito le bestie nella stalla, era meglio arrivare quando la città era già in pieno movimento, per passare più inosservati. Giunsero entrando dal parco, ma inaspettatamente dal porticato gli venne incontro un vecchio cane, molto malridotto, che riusciva ancora flebilmente a scodinzolare e ad accennare un lamento. Era il suo fedele Argo, lo aveva riconosciuto, ma non poteva troppo mostrarlo, rischiava di essere scoperto. A fatica passò oltre, ma il cane si accasciò in terra senza vita, il suo vecchio cuore non aveva retto l’emozione… questa fu una ennesima prova dolorosa per Odisseo, di cui dovette nascondere le lacrime, sotto il cappuccio del mantello. Entrò più malconcio di quello che era, il dolore gli solcò ulteriormente il viso. intanto i Proci si abboffavano rumorosamente al banchetto di corte, e cominciarono subito a prenderlo in giro. Odisseo reagì difendendo con coraggio la sua dignità, i toni si fecero accesi, e gli tirarono addosso uno sgabello. Si scontrò almeno con due o tre di loro, fino a quando, attirata dagli schiamazzi, fece ingresso nella sala la bella Penelope. Il silenzio scese, nessuno voleva apparire troppo stolto, ognuno di loro sperava di essere scelto come sposo. Penelope, con lo sguardo gelido e la voce tagliente, disse che nessun ospite, povero o ricco che fosse, poteva essere trattato in questo modo. Dunque invitò tutti a lasciare la sala. Telemaco le stava accanto per sostenerla, e i Proci, se lei non fosse stata lì presente, lo avrebbero volentieri ucciso.

Odisseo era rimasto in disparte ad osservare la scena, anche per non far trapelare l’emozione che aveva sentito nel rivedere la sua sposa, così bella e così coraggiosa. Poi le si avvicinò e le disse di avere incontrato Odisseo nei suoi viaggi, e che presto sarebbe tornato. Lei lo guardò stupita, aveva qualcosa di familiare, ma era una sensazione troppo vaga – “non credo più a nulla, il mio sposo non tornerà, domani allestirò una prova di abilità per i Proci, e chi la supererà diverrà mio sposo”. Odisseo ebbe un sussulto al cuore, conosceva bene quella prova, per lui era un gioco da ragazzi.
Intanto Euriclea, la vecchia balia di Odisseo, gli preparò un bagno caldo e delle vesti pulite, e mentre lo aiutava a lavarsi, ci accorse di una vecchia cicatrice sulla gamba, e lo riconobbe. Stava per urlare per lo stupore, ma subito venne azzittita – “non fiatare Euriclea, altrimenti i miei piani falliranno, devo rimanere ancora in incognita, io e Telemaco abbiamo un piano”. La donna lo abbracciò e si ritirò, lasciandogli le vesti pulite.
Intanto Telemaco nascose un bel po’ di armi per affrontare la battaglia. La notte era calata, Penelope si era ritirata con le sue ancelle, ma aveva una strana sensazione dentro di lei, era agitata, confusa, quasi stanca. Sentiva che stava per cedere alla sconfitta, nonostante quello strano personaggio le avesse detto che Odisseo stava per tornare; ma lei non voleva illudersi, preferiva ormai rassegnarsi…
E lui cercò di prendere sonno su una stuoia per terra, al chiarore delle braci nel camino, in quella che una volta era stata la sua casa. Ma l’emozione di aver rivisto lei, lo teneva sveglio.
Telemaco vegliava su tutti e due, l’unico a sapere la verità di quello che stava per succedere, e con la voce soave di Atena che gli sussurrava di avere fiducia, scivolò anche lui nel sonno della notte, come già aveva fatto (Atena) con Penelope ed Odisseo. Ora tutti dormivano di un sonno rigenerante che avrebbe restituito loro il vigore per affrontare il giorno dopo gli invasori.

Paola Mazzarino, Operatrice Olistica, Consulente in Astrologia e Tarologia psicologica evolutiva

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